1.
-Mi benedica, Padre, perché ho
peccato.-
Quante volte ho
pronunciato questa frase? Quante volte avrei dovuto pronunciarla?
Inginocchiato nella penombra del confessionale, penso alle colpe di cui è
macchiata la mia coscienza e non so se farò a tempo a dirle tutte, il tempo
è l’unica cosa che manca, è sempre troppo poco per fare tutto quello che
c’è da fare ed io sono solo a farlo. Chi sono io? Il nome con cui sono nato
è Matthew Michael Murdock e sono un avvocato, ma
ne ho avuti anche altri nel corso degli anni: Mike Murdock,
quello di uno spavaldo gemello, che era tutto quello che io non avevo mai
potuto essere; Jack Murdock, quello del pugile
cieco di Hell’s Kitchen, un uomo senza ricordi e
senza passato; Jack Batlin, quello di un
truffatore con una coscienza; ma, soprattutto, quello che mi affibbiò la
crudeltà dei ragazzini del quartiere quando ero piccolo, Devil. Ma anche Devil è stato
molti uomini nel corso degli anni: l’allegro spaccone col sorriso sulle
labbra e la gioia di vivere; il cupo giustiziere notturno, alfiere di una
giustizia troppo spesso negletta; lo spietato vigilante in cui la morale è
sepolta dalla violenza. Sono stato tutti questi uomini e, forse, nessuno di
loro. Il che ci riporta alla domanda di partenza: chi sono io? Il Cielo mi
aiuti, non sono più sicuro di saperlo.
Un Ospedale non è quasi mai un posto tranquillo.
Oggi, poi, al Memorial Hospital devono affrontare una situazione molto
difficile. In una delle sale parto,
il Dottor Keith Kincaid, che in realtà sarebbe un
chirurgo, ma al momento non ha grande importanza, sta aiutando una donna di
nome Sorrow a partorire la sua prima figlia,
mentre, in una vicina sala operatoria, la dottoressa Jane Foster Kincaid sta, a sua volta, operando la ginecologa
Dottoressa Salinas, rimasta vittima dell’attacco di una creatura che può
essere chiamata solo demone.[3] In un altro reparto di questo grande
ospedale, una paziente si sta preparando ad andarsene. Il suo nome è Candace Nelson ed è una giornalista. Circa due giorni
fa, un uomo di nome Bullet l’ha aggredita e le ha spezzato il braccio
destro in più punti.[4] Hanno dovuto operarla per rimettere
a posto le ossa, ma oggi, finalmente, le hanno dato il permesso di uscire.
Suo fratello Foggy, che, tra l’altro, è anche il
Procuratore degli Stati Uniti per questo distretto, non ha voluto intendere
ragioni e le ha, praticamente, imposto di venire ad abitare da lui per
tutta la durata della convalescenza. Candace ha
sbuffato, ma non ha avuto altra scelta che accettare, dopotutto da sola,
nel suo appartamento, come potrebbe cavarsela bene, usando un braccio solo?
L’attacco dei demoni ha avuto inizio proprio mentre Foggy
(il suo nome, in realtà, è Franklin, ma sono in pochi, ormai, a chiamarlo
così) stava spingendo la sua sedia a rotelle, mezzo su cui le norme
sanitarie prescrivono che debbano essere accompagnati all’uscita tutti i
degenti quando vengono dimessi. Per loro fortuna, data la sua carica, Foggy è sempre accompagnato da almeno un paio di agenti
federali e questi, nonostante una sorpresa iniziale, hanno saputo reagire
con la necessaria rapidità. In breve, questi demoni, sorprendentemente
fragili dal punto di vista fisico, sono stati sopraffatti, ma, per gli
uomini della Sicurezza, non c’è che un imperativo: andarsene alla svelta.
-Ma che ne sarà della gente
qui?- chiede Foggy –Quegli esseri potrebbero
tornare.-
-Provvederemo ad avvisare chi
di dovere, signore…- risponde uno degli agenti -…ma, per ora, noi dobbiamo
pensare alla sua incolumità ed è chiaro che questo posto non è più sicuro.-
-Mmm,
forse avete ragione.-
In breve tempo, il gruppetto sale nelle auto in
attesa e parte verso a sua destinazione. Candace
guarda, preoccupata, la cappa d’oscurità che sembra diffondersi sulla
città, una sorta d’oscuro istinto, le dice che le cose stanno per
peggiorare.
Avete
mai sentito l’espressione: “Bolgia infernale” riferita alla redazione di un
grande quotidiano nazionale? Oggi, quest’espressione figurata ha assunto un
valore del tutto reale, perché la redazione del Daily
Bugle è invasa dai demoni ed intendo veri demoni.
Confesso di non essere un grande frequentatore di chiese, diversamente dal
mio amico Matt Murdock, ma, inconsapevolmente,
recito una preghiera, mentre sfascio una sedia contro un demone che,
cadendo, si trasforma in polvere. Qualunque cosa siano questi esseri, non
sembrano davvero godere di una grande consistenza fisica, ma non mi illudo,
non durerà.
-Tutto bene Ben?-
mi chiede un affannato “Robbie” Robertson
-Per ora si.-
rispondo –Cosa credi che stia succedendo? Che cosa sono queste creature?-
-Sembrano parenti
strette di quelle che ci assalirono qualche anno fa,[5] ma quelle erano, decisamente, più
resistenti. Certo, all’epoca, Jonah, ha ritenuto più conveniente credere
che si trattasse di un fenomeno di allucinazione collettiva, ma stavolta,
non si potrà sostenerlo facilmente.-
Mi guardo intorno, la redazione
è devastata, sembra un teatro di guerra e chi può dire che questa non lo sia?
Prendo una sigaretta e l’accendo ed al diavolo gli stupidi regolamenti, che
non piacciono neppure a J.J.J. Morire di cancro ai polmoni non sembra il
maggior pericolo che corro al momento, forse non lo è mai stato, a pensarci
bene. Ben Urich, giornalista, un uomo che amava
vivere pericolosamente. Lo scriveranno sulla mia lapide un giorno, ma non
oggi spero, non oggi. Guardo verso l’orizzonte, qualcosa di brutto sta
accadendo a New York e, forse, a tutto il resto del dannato mondo. Immagino
che gente come I Vendicatori o l’Uomo Ragno od il mio amico Devil stiano già facendo del loro meglio ed io?
-Esco!- dico
improvvisamente
-Sei impazzito
Ben?- mi chiede la fotografa Angela Yin
-Forse!- rispondo
–Ma la fuori sta succedendo qualcosa di brutto e, se domani ci sarà ancora
un Daily Bugle, sono
pronto a scommettere che Jameson vorrà un
resoconto esatto.-
-Ti servirà una
fotografa.- commenta Angela
La guardo, tossisco una volta,
due, tre, poi rialzo la testa e le rispondo:
-Non se chi dei
due sia il più matto tra noi, comunque, se vuoi venire, accomodati, pure.-
E, senza aspettare risposta, mi
avvio all’uscita.
2.
Il mondo è
impazzito. Penso che, anche senza supersensi, me
ne accorgerei comunque. Non so dire perché, ma il cambiamento per me è
palpabile. È un insieme di cose: l’aumento dell’elettricità nell’aria, una
serie di odori del tutto nuovi o modificati e quegli esseri, sicuramente
non umani, che ci hanno assalito poco dopo il nostro arrivo in casa. Si
sono disintegrati non appena li ho colpiti col mio bastone, ma il pericolo
non è cessato, lo sento, lo so. Il mio senso radar inquadra il corpo
rannicchiato in posizione fetale della mia attuale ospite, la ragazza di
colore che si fa chiamare Nyla Skin, che stringe al petto il figlioletto Jack, lo
stesso nome di mio padre, tra parentesi, ed è chiaramente spaventatissima.
Le tendo una mano e l’aiuto a rialzarsi.
-Va tutto bene adesso.- le dico, sperando d’essere convincente
-Quelli erano davvero demoni?-mi chiede
-Se non lo erano, lo sembravano davvero.- le rispondo –Vieni, non
possiamo restare qui, potrebbero tornare ed essere molto più pericolosi di
prima. Tu e tuo figlio dovete stare al sicuro. Se sono davvero demoni,
forse la chiesa di Padre Gawaine sarà un’efficace protezione, andate lì.-
Mi sfilo il crocefisso di Suor Maggie dal collo e lo porgo a Nyla –Tienilo. Non so se ci credi, ma, chissà… potrebbe
davvero proteggerti.-
Sento che esita,
poi lo afferra e lo passa al collo del figlio.
-E tu che farai?-mi chiede
-Io? So cavarmela, non temere.- replico. Accarezzo rapidamente la
testa di suo figlio e salgo in camera mia. Nyla è
il ricordo vivente e bruciante che io, Matt Murdock,
non sono esente dal peccato. A suo tempo lei mi dette il suo aiuto ed il
suo amore ed io, per tutta risposta, l’ho vigliaccamente abbandonata quando
non avevo più bisogno di lei. Mi sono comportato proprio come l’uomo che
l’ha messa incinta e di cui non vuol nemmeno parlare. Mi atteggio a
paladino della giustizia, ma il mio cuore non è puro. Giunto davanti
all’armadio, esito, non so bene perché… Quella che mi aspetta sarà una dura
giornata, devo affrontarla nel modo giusto, devo essere pronto al peggio.
Seduto, nella penombra del suo laboratorio, nel retro
del suo negozio di costumi, Melvin Potter è preda
di cupi pensieri. Stringe le labbra e serra i pugni. Il caos sta investendo
la città e lui non sa far altro che starsene seduto al buio, senza far
niente. Nessuno lo rispetta più. L’altro giorno l’Uomo Ragno lo ha trattato
come un bambino terrorizzato,[6] è stato umiliante. In altri tempi,
uno che lo trattasse così l’avrebbe preso per il collo e gliel’avrebbe
spezzato, ora, invece, invece… Hanno detto che era guarito dalle sue
tendenze psicotiche, che la violenza e l’istinto omicida sono stati
estirpati da lui per sempre e allora, perché sente quest’impulso ad alzarsi
e distruggere, di farla pagare a tutti, di far vedere chi è e di cosa è
capace? No, deve scacciare questi pensieri, deve fare qualcosa, parlarne
con Betsy, subito. Rapidamente compone il numero
dell’ufficio della sua compagna, l’Assistente Sociale Betsy
Beatty, la prima che ha creduto in lui, nelle sue
possibilità di riscatto. Lei lo tranquillizzerà, lo fa sempre. Appena sente
la sua voce, già si sente meglio:
<<Sei tu Melvin? C’è qualcosa che non va?>>
-Betsy
io…volevo…-
<<Hai una voce strana,
lo sento. Ascolta Mel…cosa ti succede? Oggi l’intera città sembra impazzita
e tu…ehi..cosa… fermo..no…
ah!-
Melvin sente una serie di
rumori, tra cui quello del ricevitore che cade in terra
-Betsy!
Betsy mi senti?- urla Melvin,
ma nessuna risposta giunge dall’altra parte del filo, a parte una risatina
isterica che non sembra essere della sua Betsy.
Melvin resta un attimo
imbambolato. Se hanno fatto del male a Betsy,
pensa, se… No! Si alza e nei suoi occhi vibra una luce sinistra. Se
qualcuno ha osato toccare Betsy, lui li ucciderà
tutti, tutti e sa esattamente come farlo.
Inferno! Ho udito questo
termine pronunciato da molti dei miei parrocchiani quest’oggi ed, in
effetti, il panorama fuori sembra, sempre più, assomigliare alle visioni di
Dante. Il cielo è sempre più cupo e con venature rossastre, forse incendi,
forse qualcosa di più tremendo, non lo so. Sono un prete Cattolico. Mi
chiamo Sean Patrick Gawaine, sono cresciuto in questo quartiere. Hell’s Kitchen lo chiamavano allora: la “Cucina
dell’inferno” ed era un nome ben meritato. Oggi lo è di nuovo. Esseri
demoniaci scorazzano per le strade e, con loro,
uomini e donne che stanno cedendo alle lusinghe delle tenebre.
Quest’edificio, la Chiesa di Nostra Signora della Misericordia, sembra, per
ora, intoccato; un’isola nel mare di follia che sta diventando la città, ma
per quanto? Mi guardo intorno, la Chiesa è piena: ci sono persone che
pregano, altre che stanno semplicemente in silenzio, come annichilite da
quanto hanno visto fuori di qui. Vedo alcuni dei Ciccioni, la banda dei
ragazzini del quartiere, mancano Eightball e
Darla, tra gli altri; in un angolo la giovane amica di Matt Murdock, Nyla è silenziosa e
stringe a se un bambino di circa due anni, dalla carnagione più chiara
della sua, suo figlio. In mezzo a tutti, gira la solita Suor Maggie. Mi
chiedo dove prenda tutta la sua forza e mi chiedo se resisteremo a
quest’onda di malvagità che rischia di travolgerci. Che posso fare, se non
pregare?
Signore,
Tu sei il mio pastore, conducimi sui sentieri della salvezza e con me tutti
coloro a cui hai offerto rifugio nella Tua casa.
3.
Sto percorrendo i
tetti di Manhattan e lo spettacolo che si presenta ai miei sensi è
veramente sconvolgente. La città sembra preda di un’epidemia di follia
collettiva ed orde di demoni scorazzano per le
strade, attaccando chiunque incontrino. Le emozioni sono così intense da
rischiare di travolgermi. È l’intero campionario dei sette vizi capitali
scatenato e senza freni. Apparentemente, si tratta di qualche fenomeno
d’origine mistica, un affare più adatto a gente come il Dottor Strange, che
a quelli come me. Ho fatto quel che potevo, contro i demoni che ho
incontrato, ma sembra come combattere una goccia nel mare. Sono appena
saltato su un tetto nei pressi dell’Empire State University, che il mio
senso radar mi trasmette l’immagine di una di quelle creature che porta
sulle spalle una figura umana. Ritmo del battito cardiaco e del respiro, il
rumore del vento che scompiglia i suoi capelli, il profumo dolce ed
intenso; tutto concorda a stabilire che è una donna. Ovviamente, non posso
non intervenire. Uso il mio bastone telescopico per darmi la spinta
necessaria a piombare alle spalle del demone e farlo cadere. La ragazza si
sarà un po’ ammaccata, ma poco male. Ora devo occuparmi di questo essere.
Nessun battito cardiaco percepibile, solo una massa esagerata ed un fiato
che sa di marcio, di cose morte e putrefatte da secoli. Lascia andare la
ragazza e mi assale. Evito il suo primo colpo e gliene sferro uno col
bastone. Barcolla, ma si riprende e mi assale di nuovo, salto e spezzo il
bastone a formare dei nunchaku. Quando mi assale ancora, gli stringo un
braccio nella catena d’acciaio e lo faccio letteralmente volare, spinto
dalla sua stessa velocità. Finisce contro un’antenna televisiva e,
incredibilmente, si disintegra in mille pezzi, che, poi, vengono portati
via dal vento. Non sto a pensarci troppo e mi dirigo verso la ragazza, che
si sta rialzando.
-Tutto bene Miss…?- chiedo
-Direi di si.- risponde. Sento la
perplessità nel suo sguardo –Tu sei Devil, vero?
Lo sembri, ma il tuo costume…. Il tizio che lo ha indossato per qualche
tempo diceva di non essere lo stesso Devil degli
anni passati. Eri tu? E se non sei il solito Devil,
chi sei?-
-Lei fa troppe domande miss…- ribatto –Le risposte riguardano solo
me, se non le spiace.-
-Mi chiamo Joy Mercado.- risponde la
ragazza –Ti ringrazio di avermi salvato da un brutto guaio,[7]
ma io sono una giornalista di Now e sono curiosa per
deformazione professionale.-
-La curiosità può essere pericolosa Miss Mercado.-
le rispondo freddamente –Io non amo parlare con i giornalisti e le
consiglio di correre in un luogo sicuro. Quegli esseri potrebbero tornare,
anzi, è sicuro che lo faranno.- così dicendo, mi getto giù dal tetto, prima
che lei possa replicare.
Joy Mercado rimane un attimo perplessa. Se quel tipo spera
di cavarsela così si sbaglia. C’è un mistero dietro. O c’è in giro più di
un Devil o quello “tradizionale” ha deciso,
chissà perché, di usare quel costume grigio e rosso. In ogni caso, lei
vuole scoprire la verità e ce la farà, in un modo o nell’altro.
La città è diventata una polveriera. Dall’alto
del mio “Nido del Gufo” osservo New York cadere preda della più incredibile
invasione della sua storia. Se fossi credente, penserei che è venuta l’ora
dell’Apocalisse profetizzata dalle Scritture. Qualunque cosa siano quelle
creature, non ha una grande importanza, quello che realmente importa è che,
presto, potrebbero arrivare sino a qui e non posso permettere che i miei
piani vadano in fumo per colpa di un imprevisto simile. Ecco cosa succede
quando si vive in un universo impazzito.
Le mie riflessioni sono interrotte dall’ingresso di
Lapide
-Capo…- mi dice –…i nostri
uomini stanno impazzendo. Un paio di loro hanno litigato e si sono messi a
spararsi tra di loro e non sono i soli a reagire stranamente.-
Lo guardo sospettoso ed all’erta:
-E tu, tutto a posto?- gli
chiedo
Lui sogghigna e risponde:
-Certo Capo, io non perdo
mai il controllo.-
-Molto bene, sapevo di
contare su di te. È come temevo, l’epidemia si diffonde e dobbiamo stare
attenti.-
-Epidemia?-
-Chiamala come vuoi, Lapide,
ma sta di fatto che qualcosa ha colpito Manhattan ed ora sta passando anche
altrove. Non so cosa sia, ma sono convinto che si stia espandendo
esponenzialmente e, se accadrà, le cose peggioreranno.-
Lapide storce la bocca
-Ad una crisi del genere,
ci penseranno i soliti eroi, come fanno sempre.- commenta.
Sarà davvero così? Non lo so e non posso contarci. Sono
il Gufo e sono sempre bastato a me stesso. Ho dominato Wall
Street, ho conquistato il governo del mondo criminale. Non permetterò a
niente e nessuno di fermarmi.
4.
La casa è una casa come tante. Il ragazzo è un
ragazzo come tanti. Il suo nome è Lance, il cognome non ha importanza. Come
spesso gli accade, Lance è solo davanti alla TV. Dall’altra stanza, gli
giunge la voce di suo padre che litiga al telefono con sua madre. La mamma
se n’è andata anni fa e l’ha lasciato in custodia, (si dice così, vero?) al
padre. Papà fa un lavoro segreto per conto del Governo o cose simili,
qualche volta l’ha sentito parlare al telefono del lavoro e sa che lo chiamano
Bullet. Non è il suo vero nome, ma che importa? A causa del lavoro il
padre, spesso, non è a casa e vorrebbe che la mamma si occupasse del loro
figlio più di quanto faccia, ma lei protesta sempre.
Fin dai
suoi primi anni di vita, Lance ha sentito il padre e gli insegnanti parlare
del pericolo dell’olocausto nucleare e ne è rimasto colpito. Si svegliava
anche la notte, vedendo le immagini del fungo, l’immagine della bomba,
pensando al fallout radioattivo, era diventata la sua ossessione personale.
Un giorno, la TV ha detto che il pericolo era passato, che la guerra
nucleare non ci sarebbe stata e Lance ha sospirato di gioia, ma non è
durata. Sono arrivati i Marziani e qualcuno alla TV ha detto che contro di
loro è stata usata una superbomba, Lance non ne è stato sorpreso,
dopotutto, lui lo sapeva che c’erano ancora le bombe. È passato altro tempo
e quegli aerei si sono schiantati sulle torri gemelle. Ancora, il mondo
riparla di guerra. No, non quella nucleare, dicono, ma chi può saperlo per
certo? Le bombe ci sono ancora e se qualcuno volesse usarle?
Adesso è arrivata quest’invasione da chissà dove.
Sono creature che somigliano ai demoni delle illustrazioni della Bibbia o
dell’Inferno di Dante che gli hanno fatto leggere, una volta, a
scuola. Lance sa che lanceranno le
bombe anche su di loro, prima o poi, ma non ha paura. Lui ha il suo rifugio
antiatomico pronto, è al sicuro lì.
Non sa ancora come, ma, alla fine, Joy Mercado è arrivata al Daily Bugle Building. Durante il tragitto, ha tentato più volte
di chiamare Jeff Mace, ma il cellulare di quel
ragazzo non risponde. Spera che il giovanotto se la sia cavata,[8] ma non vuole stare a pensarci
troppo, ha altre cose in mente adesso. Appena entra nel palazzo, tenta di
prendere l’ascensore, ma quel coso si è trasformato in una specie di bocca
famelica e tenta di divorarla. Joy scappa su per le scale e, sia pure con
un po’ d’affanno, raggiunto la redazione di Now.
La trova semi deserta. Sembra che ci sia passato un uragano: i tavoli sono
rovesciati, le carte sparse. Qua e là macchie di qualcosa che potrebbe non
essere sugo di mirtilli. Attraverso il vetro Joy vede il Direttore
Esecutivo della rivista, Charlie Snow, seduto nel suo ufficio che fissa con
aria strana la bottiglia di bourbon che tiene sempre sulla scrivania. Non
ci bada e si dirige al suo tavolo. Bene, pensa, il computer funziona ancora
ed io devo fare una ricerchina. Le sue dita
affusolata battono veloci sui tasti, finché non trova le informazioni che
cerca. Le legge rapidamente, poi, organizza i dati:
Il nome di Devil fu
associato a quello di Matt Murdock sin dalla sua
prima impresa, quando assicurò alla giustizia l’assassino del padre di Murdock.[9] All’epoca, ovviamente, nessuno dette
risalto alla cosa, era solo un fatto di cronaca come gli altri. Un paio di
mesi dopo, Devil salvò l’allora segretaria dello
studio legale Nelson & Murdock, Karen Page,
da un rapimento da parte del Gufo[10]
e, nemmeno due settimane dopo, da un altro rapimento da parte di Killgrave, l’Uomo Porpora, come lo chiamarono i giornali
dell’epoca.[11] Da allora i sentieri di Devil e dello Studio Legale s’incrociarono sempre più
spesso, fino al punto in cui Devil venne
considerato una sorta di protettore non ufficiale. Un giorno, durante uno
scontro contro un tipo che si faceva chiamare lo Sterminatore ed un gruppo
di assurdi tizi vestiti da animali, Devil rimase
coinvolto in un’esplosione e di lui fu ritrovato solo qualche brandello di
costume.[12] Non passò molto tempo, però, che Devil riapparve, proprio per salvare il solito Murdock da un rapimento da parte di Jester.[13] Secondo quanto si disse all’epoca,
avvalorato dallo stesso Jester, c’era un altro
uomo nel costume a sostituire il vecchio, in una sorta di passaggio di
testimone. All’epoca non erano molto abituati alle continue resurrezioni
che ora sembrano diventate la regola tra i supereroi. La questione venne
definitivamente chiarita alcuni anni dopo. Matt Murdock
e la Vedova Nera si trasferirono a San Francisco ed andarono a vivere
insieme. Quasi contemporaneamente, anche Devil
apparve a San Francisco e fece subito coppia, anche sentimentale, con la
Vedova Nera. Ci fu subito chi fece due più due e concluse che Matt Murdock era, ed era sempre stato, Devil.
La voce fu messa subito a tacere, quando, mentre Devil
era impegnato a combattere un mercenario giapponese chiamato Artiglio Blu, Murdock comparve nello stesso luogo per tenere una
conferenza stampa in cui spiegava che il primo Devil
era stato il suo gemello Mike Murdock e che, dopo
la sua morte, un altro aveva preso il suo posto e che, prima di morire,
Mike gli aveva chiesto di badare al fratello come guardia del corpo non
ufficiale.[14] Questa versione tranquillizzò i
media per un pò, poi, qualche tempo fa, grazie allo scoop di un tabloid da
quattro soldi, l’insinuazione che Murdock fosse Devil, a dispetto della sua provata cecità, ritornò
fuori. Murdock fu oggetto di inchieste ed
attentati ed alla fine rimase apparentemente ucciso.[15]
In quel periodo saltò fuori un Devil, vestito
dello stesso costume grigio di quello che ha salvato Joy, che sosteneva,
non solo di non essere Matt Murdock, di essere un
Devil diverso dal precedente. Se avesse avuto
ragione, allora i Devil sarebbero stati tre. Le
cose furono ulteriormente complicate dalla breve comparsa di un tizio,
vestito del primissimo costume di Devil e che
sosteneva di essere l’originale,[16]
quindi, Mike Murdock, tornato per fare chiarezza
del suo nome. Poco dopo, il Devil “ninja” o
“grigio”, come lo battezzarono i giornali, scomparve e così anche il Devil “giallo” e ritornò il familiare Devil in costume rosso, mentre lo stesso Murdock ritornò dal regno dei morti, sostenendo di aver
finto la propria morte per proteggersi dopo le voci infondate su lui e Devil.[17]
Una storia davvero complicata: c’erano stati davvero
tre Devil? O solo due? O, magari erano sempre
stati uno solo? La sola cosa certa è che i comportamenti del “Grigio” non
quadravano con quelli abituali del “Giallo” e del “Rosso”. Joy è decisa a
vederci chiaro. Un’altra veloce ricerca e trova quel che cerca. Il
certificato di nascita di Michael Matthew Murdock
e, praticamente nient’altro. Un mistero che potrebbe davvero valer la pena
di risolvere.
Manhattan è un Inferno. Ok, l’ho
detto anche troppe volte, ma, stavolta è vero alla lettera. Orde di demoni scorazzano in una città che è sotto una cappa di
oscurità come mai ne ho viste, nemmeno durante un’eclisse. Una delle cose
più evidenti è che, nella maggior parte delle persone, questo ha scatenato
il lato peggiore, le pulsioni più oscure, i desideri più repressi ed i
risultati si vedono. Se domani ci sarà un giornale da pubblicare, la
cronaca nera avrà molto da raccontare e la mia collega Angela Yin lo sa, ha
fatto più foto oggi, che in tutta la sua carriera precedente e molte sono
troppo crude per pensare perfino a pubblicarle.
Stiamo passando vicino al Bar di
Josie uno dei più famosi ritrovi dei piccoli
delinquenti di Hell’s Kitchen, quando una vetrina
s’infrange ed un uomo di colore piomba sulla strada. Lo conosco: è un
furfantello da quattro soldi di nome Turk Un’auto
lo evita per puro caso, poi, dalla vetrina salta fuori un uomo, che lo
afferra per il bavero.
-Allora Turk…- dice -... la mia pazienza si sta esaurendo. O mi
dici quel che voglio sapere o dovrò davvero farti molto male.-
Riconosco il costume grigio e
rosso, riconosco anche la voce, sebbene sia alterata, ma non posso credere
a quel che vedo.
-Devil?- esclamo –Sei tu? Che stai facendo?-
Lui si volge a guardarmi e nel
suo volto vedo solo fredda determinazione.
-Non t’impicciare
di cose che non ti riguardano, Urich!- mi
risponde secco
Decisamente non è il Matt Murdock che conosco.
Ricordava bene, pensa Melvin
Potter. Fu qui che smise di essere il Gladiatore ed è qui che è giusto che
sia tornato. Avrebbe potuto farlo nel negozio di costumi, ma non avrebbe
avuto lo stesso valore simbolico che qui nel museo e lui ci tiene molto ai
simboli. La prima cosa che farà adesso, sarà cercare quell’impostore che
gli ha rubato il nome, le armi e l’onore e farlo a pezzi, riprendendosi
quel che è suo, poi cercherà Devil e farà pezzi
anche lui.
FINE PRIMA PARTE
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